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Italy4Innovation – “Non-fungible Tokens in Art: Beyond the Hype”

L’ultimo appuntamento del ciclo Italy4Innovation si è svolto nel corso della tradizionale settimana di Frieze London (e nell’ambito della rassegna sull’arte italiana “Italy at Frieze”), affrontando un tema a cavallo tra tecnologia e discipline artistiche: l’Arte crypto.

I Non-fungible Tokens (ovvero “collectibles”, nello specifico opere d’arte, veicolati su reti blockchain) hanno debuttato nel mondo dell’arte solo da pochissimi anni, ma gli effetti sono già dirompenti. Da alcuni definiti come una ennesima bolla della tokenizzazione di valori, stroncati da altri come frode, le valutazioni di alcune di queste “opere” hanno raggiunto quotazioni milionarie e non c’è casa d’aste, galleria e anche museo che rimanga indifferente.

Il panel di Italy4Innovation, dal titolo “Non-fungible Tokens in Art: beyond the Hype”, ha provato a raccogliere opinioni tra loro diversificate, per affrontare la tematica da tutte le angolature possibili. Hanno partecipato Carolina Mostert di Sotheby’s, Maria Grazia Vigliotti dell’Imperial College (esperta di tecnologia blockchain), il critico d’arte Alex Estorick e Andrea Bonaceto (artista e investitore blockchain con il Fondo Eterna Capital). La moderazione è stata assicurata da Mark Waugh di DACS.

La conversazione è stata di ampio raggio e ha spaziato dagli aspetti tecnologici a quelli commerciali, dalla specificità tecnologiche fino a conseguenze di ordine estetico, filosofico e socio-culturale. Il giro d’affari delle opere d’arte crypto è oramai significativo e il loro valore come asset class pare oramai difficilmente contestabile. Si assiste alla proliferazione di piattaforme di contrattazione e Londra, anche in questa circostanza, si sta affermando come hub di innovazione tecnologica e fucina di sperimentazione artistica.

Il panel ha anche sottolineato come Il fenomeno degli NFTs sia anche la manifestazione, ultima, della digitalizzazione pervasiva, catalizzatore di un cambiamento che vede nei token d’arte solo la punta di un iceberg. Non a caso, sono proprio le generazioni più giovani ad aver abbracciato il fenomeno, sia come forma di espressione creativa che come acquirenti (oltre all’entusiasmo mostrato dai tecno-libertarians, che individuano nella “Crypto Art” il segno inequivocabile di un cambiamento radicale dei paradigmi socio-istituzionali). L’interesse è ugualmente forte da parte di sempre più numerosi addetti ai lavori; in primo luogo dei collezionisti e delle gallerie, grazie al marchio di autenticità che lo “smart contract” proprio del blockchain attribuisce (prova indisputabile di proprietà), e dei creatori di contenuto artistico, che riescono in questo modo a blindare una fonte (perpetua e automatica) di remunerazione.

Il seminario è stato aperto dal Capo dell’Ufficio economico dell’Ambasciata, Il Consigliere Massimo Carnelos.

 

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