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L’Italia e la City

Pur nei limiti delle sfide imposte da Brexit in termini regolamentari, giuslavoristici, fiscali, di accoglienza e logistici, si prospetta pertanto una segmentazione dell’industria finanziaria londinese, della quale potranno giovarsi diversi centri finanziari europei, inclusa Milano.

Pure in tale contesto, la City resta un bacino di analisi e un termometro indicativo della percezione dell’Italia da parte di investitori e operatori finanziari. L’Italia gode infatti di crescente considerazione da parte degli operatori basati a Londra, hub della finanza globale e base per gli investimenti in Europa anche per la gran parte degli investitori asiatici o nord-americani. Il motivo risiede in una serie di circostanze esterne ed interne. Anzitutto, la perdurante situazione di bassi tassi di interesse che spinge a collocare la liquidità a disposizione in direzione di classi di investimento e mercati giudicati più rischiosi e quindi più remunerativi. In secondo luogo, il proseguimento di un percorso di riforme istituzionali e strutturali avviato in Italia, del quale questi operatori hanno compreso bene la valenza strategica e l’interconnessione, che appare mitigare consueti rischi quali la bassa crescita, la stabilità politica, il quadro legale e la messa in sicurezza del sistema bancario.

Sono quindi stati riservati aggiornamenti costanti agli investitori in occasione delle visite di personalità dall’Italia. Oltre alle due visite compiute nel 2016 dal Ministro dell’Economia e Finanze Padoan, a quella dell’allora Ministro per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, del Presidente dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione Raffaele Cantone e del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, il 2017 ha assistito alla visita congiunta del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Angelino Alfano, del Ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan, del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e del Sindaco di Milano Giuseppe Sala per presentare le opportunità di investimento in Italia e nell’area di Milano. In tutti i casi, le visite hanno offerto occasioni di dialogo con gli investitori e la illustrazione dello stato dell’arte delle riforme nei vari settori, contribuendo ad una percezione più precisa dell’ambiente d’affari italiano e del relativo impatto delle misure introdotte per migliorarlo.

Di sicuro impatto sulla valutazione degli operatori si sono rivelate le riforme del mercato del lavoro e quella di trasformazione in società per azioni delle banche popolari, oltre al dato secondo cui le fusioni e acquisizioni operate sul mercato italiano vedono operatori stranieri come controparti nella grande maggioranza dei casi. È la dimostrazione di un mercato italiano considerato finalmente aperto e sui cui hanno fatto breccia casi significativi come quelli di Pirelli-ChinaChem, Ansaldo-Hitachi, CDP Reti-China State Grid.

Nel settore immobiliare e infrastrutturale operano fondi specializzati, fondi di private equity ma anche fondi sovrani e pensione (Blackstone, Axa, Colony Capital, M&G, Infracapital, Infravia, Sorgente, Prelios, Morgan Stanley, Amundi, Hines, London&General, MeyerBergman, Resolute Asset Management, fondi sovrani azero, qatarino e norvegese), con operazioni nel settore del real estate, spazi commerciali e infrastrutture portuali o aeroportuali (come nel caso di GIP – Gruppo Investimenti Portuali, o di SAVE, per gli aeroporti del Nord-Est). Attenzione è riservata anche al c.d. Corporate Italia, tramite investimenti diretti nell’azionariato o nel finanziamento a debito (attraverso l’attività di direct lending e attraverso strumenti come i minibond o forme ibride di investimento come i mezzanini) di società di media capitalizzazione italiane, in settori tradizionalmente trainanti dell’economia italiana come manifattura esportatrice e industria dei beni di consumo, ma con fiducia che si espande anche ai segmenti delle utilities, del farmaceutico, dell’information technology. Al riguardo, proprio dagli uffici londinesi sono gestite le potenziali partecipazioni di fondi privati come KKR e CVC Credit Partners al c.d. “fondo salva-imprese” istituito nel 2016 dal MiSE in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti. Proprio KKR e Alvarez&Marsal, sono peraltro attivi in negoziati con le principali banche italiane per la ristrutturazione di crediti di medio-grandi società manifatturiere italiane.

Sempre molto dinamici anche gli investimenti in società italiane quotate nei vari segmenti (FTSE Mibtel, STAR, con quest’ultimo che sovraperforma gli altri indici), con Fidelity, Norges Bank (fondo sovrano norvegese), Amber Capital, UBS, Highclere e Invesco tra i fondi più attivi. Borsa Italiana, parte del gruppo London Stock Exchange, si conferma molto attiva nella promozione dell’accesso alla finanza londinese per aziende italiane, attraverso roadshow e la valorizzazione di iniziative di mentoring e avvicinamento delle PMI al mercato dei capitali come Elite.

Anche il settore bancario, interessato di recente dal business delle cessioni di portafogli di crediti incagliati (NPL – Non Performing Loans), resta al centro dell’analisi e dell’interesse di questi operatori che, specie dopo la riforma delle banche popolari, l’istituzione dello strumento di facilitazione dello smaltimento delle sofferenze bancarie (GACS), l’istituzione del fondo privato Atlante per le ricapitalizzazioni bancarie e il varo del decreto c.d. “Salva-Banche”, si attendono consolidamenti nel segmento medio e potenzialità in termini di ritorni sugli investimenti, specialmente nella considerazione di razionalizzazioni, riduzioni dei costi e ripresa del ciclo economico interno.

L’Ambasciata d’Italia a Londra, in tutte le sue articolazioni, intrattiene un intenso dialogo a vari livelli con la comunità finanziaria della City e promuove iniziative di public diplomacy per avvicinare società italiane ai mercati dei capitali oltre che per contribuire a fornire ad investitori e analisti un quadro aggiornato della situazione italiana e informazioni su opportunità di investimento in Italia.