Ultimo aggiornamento della pagina: 24/06/2025
Il Regno Unito si distingue da decenni come uno dei principali attori nel panorama della ricerca scientifica mondiale. Nonostante rappresenti meno dell’1% della popolazione globale, produce circa il 14% degli articoli scientifici più citati, terzo Paese dopo USA e Cina secondo Scimago Journal Rank, segno evidente dell’elevata qualità e impatto della sua produzione accademica. Secondo gli ultimi dati OCSE disponibili, nel 2022 il Regno Unito ha speso circa £70,7 miliardi in R&S, pari a circa il 2,77% del PIL e collocandosi all’11° posto tra i Paesi dell’area OCSE. Università storiche come Oxford, Cambridge, Imperial College London e University College London (UCL) sono riconosciute a livello internazionale per l’eccellenza nella formazione e nella ricerca: tutte e 4 figurano ancora oggi tra i primi posti dei ranking internazionali pubblicati da The Times Higher Education (THE) World Ranking e Quacquarelli Symons (QS) World Ranking.
Il Department for Science, Innovation and Technology (DSIT) è il dipartimento di governo del Regno Unito responsabile della promozione delle politiche scientifiche e tecnologiche come motori centrali della crescita economica del Regno Unito. Il sistema della ricerca britannica si fonda, poi, su una solida rete di università, centri di eccellenza e infrastrutture avanzate, sostenuti da enti come UK Research and Innovation (UKRI). Tra questi si segnalano, in particolare, lo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) per le previsioni meteo, il quartiere generale di Square Kilometre Array Observatory (SKAO) presso l’Università di Manchester per l’osservazione spaziale, lo European Centre for Space Applications and Telcommunications per le applicazioni spaziali e telecomunicazioni. Questo organismo, in particolare, coordina i principali consigli di ricerca del paese, finanziando progetti in ambiti che spaziano dalle scienze biologiche alla fisica, dall’economia alla medicina, fino alle arti e all’intelligenza artificiale. Ogni anno, UKRI gestisce un budget di circa 8 miliardi di sterline, contribuendo a posizionare il Regno Unito tra i leader mondiali per investimenti in ricerca e sviluppo. UKRI – UK Research and Innovation.
Per facilitare il rapido sviluppo delle tecnologie innovative, il Regno Unito ha inoltre lanciato un Regulatory Innovation Office. L’ente ha l’obiettivo di semplificare i processi normativi per settori emergenti, tra cui l’AI, i veicoli autonomi e la biologia ingegneristica. Fissando obiettivi di prestazione per le agenzie di regolamentazione, il Governo mira a ridurre gli ostacoli all’innovazione e rafforzare la competitività del Paese nei settori tecnologici avanzati: Game-changing tech to reach the public faster as dedicated new unit launched to curb red tape – GOV.UK.
L’Intelligenza Artificiale rappresenta un altro ambito di forte crescita, con il Regno Unito che punta a diventare un centro globale per la ricerca in AI e machine learning. A inizio del 2025, il Governo ha lanciato un “Piano di Azione sulle opportunità dell’Intelligenza Artificiale”, quale tappa strategica nella strategia di crescita socio-economica. L’obiettivo finale del Piano, che si innesta in un percorso avviato nel novembre 2023 dall’allora Primo Ministro Sunak con l’organizzazione a Bletchley Park del primo “AI safety summit” è quello di “make Britain the world leader” nel settore. il Piano è organizzato in 50 raccomandazioni strutturare in tre pilastri:
- investimenti negli elementi fondanti dei modelli di IA, quali la creazione di una infrastruttura fruibile con un’adeguata capacità computazionale e dati di elevata qualità;
- adozione di un approccio condiviso fra settore pubblico e privato per potenziare la produttività;
- posizionamento del Paese come leader nel mercato dell’intelligenza artificiale.
(AI Opportunities Action Plan – GOV.UK).
Le tecnologie quantistiche rappresentano un altro settore strategico nel panorama britannico della ricerca. Il National Quantum Technologies Programme, lanciato nel 2023, e’ un piano decennale finalizzato a rendere il Regno Unito un attore di rilevanza global in ambiti quale il calcolo e il sensing quantistico National quantum strategy – GOV.UK. L’apertura del National Quantum Computing Centre a Harwell nel 2024 segna una tappa importante nelle capacità di ricerca del Regno Unito in questo campo National Quantum Computing Centre – NQCC.
Tra i settori prioritari vi sono la salute e le biotecnologie, che hanno visto sviluppi significativi, come la produzione del vaccino anti-COVID Oxford-AstraZeneca. Il Regno Unito ospita infatti numerosi centri di ricerca e laboratori di grande prestigio, tra cui il Discovery Centre (DISC) di AstraZeneca a Cambridge, il Francis Crick Institute e il Laboratory for Molecular Cell Biology.
Il Regno Unito continua ad essere uno dei principali Paesi destinatari di investimenti diretti esteri per progetti nel settore delle life sciences, nonché ambiente favorevole per la creazione di start-up.
Gli ultimi grandi investimenti annunciati dal Governo nella materia riguardano la creazione di nuovi centri regionali per rafforzare la sperimentazione clinica (Commercial Research Delivery Centres), l’istituzione di un fondo per creare posti di lavoro di alta qualità nel settore delle scienze della vita (Life Sciences Innovative Manufacturing Fund), il lancio di un programma di genotipizzazione per facilitare la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie con il tasso di mortalità più alto del Paese (Programma Our Future Health).
Anche l’ambiente e la lotta al cambiamento climatico sono centrali, con numerosi progetti dedicati alla transizione energetica e alla sostenibilità.
A livello internazionale, il Regno Unito ha riaffermato la propria centralità con il rientro nel programma Horizon Europe a partire dal 2024. Questo consente ai ricercatori britannici di accedere a bandi e collaborazioni europee, mantenendo vivi i legami scientifici con i partner del continente anche dopo la Brexit.
Inoltre, il Regno Unito partecipa ad altri programmi di ricerca europei come Copernicus, per il tramite dell’ESA, rivolto all’uso di satelliti per monitorare i fenomeni atmosferici e prevenire emergenze ambientali, e il Large Hadron Collidera (LHC) in ambito CERN, per la ricerca della fisica fondamentale.
Il rapporto con i singoli Paesi è poi disciplinato da una serie di accordi scientifici bilaterali. Tra quelli degni di nota figurano gli accordi con Stati Uniti, Canada, Giappone, India e Australia.
Al momento non esiste un accordo scientifico e tecnologico bilaterale con l’Italia. Si ricordano tuttavia il Memorandum di Intesa sulla Cooperazione Scientifica e Tecnica firmato il 28 aprile 1969 e il Memorandum di Intesa sulla Cooperazione Bilaterale firmato il 27 aprile 2023 che comprende una sezione specifica dedicata a Economia, Scienza e Innovazione.