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Ricerca nel Regno Unito

POLITICA, RICERCA E SVILUPPO

Scheda Regno Unito

Il Regno Unito ha una lunghissima tradizione di eccellenza nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, ospita università e centri di ricerca prestigiosi, e continua a portare contributi innovativi in moltissimi campi.

Indicazione di questa eccellenza sono il numero di vincitori/trici di un premio Nobel. Ad oggi (inizio 2022), sono 137 gli scienziati/e britannici/che a cui è stato conferito il premio Nobel. Solo gli Stati Uniti d’America hanno un numero maggiore, 398; il Regno Unito è seguito in terza posizione dalla Germania (111); l’Italia occupa la dodicesima posiziona (21).

Le due Tabelle incluse qui sotto riportano alcuni indici che ci aiutano a comprendere la situazione della ricerca nel Regno Unito, e negli altri 7 Paesi del G7 (indici calcolati da dati OurWorldInData, e OECD).

In termini di investimenti in ricerca e sviluppo (colonna 3 della Tabella A), dati OECD indicano che nel 2019 il Regno Unito ha investito il 1.7% del Prodotto Nazionale Lordo in Ricerca [dati ‘Gross Domestic Expenditure on Research and Development (GERD) from Organization for Economic Co-operation and Development (OECD)] Nello stesso anno, ad esempio, l’Italia ha investito l’1.5%, la Francia il 2.2% e la Germania il 3.2%.

In termini di impiegati/e (colonna 4 della Tabella A), il Regno Unito vede circa 330,000 persone lavorare nella ricerca, valore che è confrontabile con quello della Francia, ed il doppio del valore per l’Italia. Notare come la produzione scientifica (colonna 5 della Tabella A), misurato utilizzando l’indice OCSE del numero di documenti scientifici citabili, rifletta il numero di ricercatori/trici: paesi con un numero più alto (basso) di ricercatori/trici tende ad avere un numero più basso di documenti citabili.

Per valutare la rilevanza dei lavori pubblicati, possiamo utilizzare il numero di citazioni per documento (colonna 6 della Tabella A): tale rapporto varia tra 0.9 e 1.55 per i Paesi del G7. Il Regno Unito è secondo, con 1.47; notare che l’Italia occupa il primo posto. Come ulteriore indice della rilevanza e della qualità delle pubblicazioni scientifiche, possiamo confrontare l’indice di Hirsch per Paese (colonna 7 della Tabella A): questo indice varia tra 1118 e 2577, con il Regno Unito al secondo posto, dopo USA, con un valore di 1618.

Come già accennato, alcuni degli indici riportati nella Tabella A dipendono dalle dimensioni del Paese, dalla sua popolazione e dal numero di impiegati/e nella ricerca. Per tenere conto di queste differenze, possiamo normalizzare gli indici della Tabella A. La Tabella B riporta tre di questi indici normalizzati. Il primo indice è il numero di impiegati nella ricerca relativo a tutta la forza lavoro (colonna 2della Tabella B): si vede che tra i Paesi del G7, questo indice varia tra 6.6 e 11, e che il Regno Unito, con 9.7, si posiziona al quarto posto. Notare che l’Italia si pone all’ultimo posto dei Paese del G7, ad indicazione del basso numero di lavoratori/trici che vengono classificati come ‘impiegati nella ricerca e lo sviluppo’ da OCSE).

Il secondo indice normalizzato è il numero di documenti citabili diviso per il numero di impiegati/e nella ricerca (colonna 3 della Tabella B): tale indice varia tra 0.21 e 0.81, con il Regno Unito in terza posizione con 0.60. Notare che l’Italia si pone al primo posto, come conseguenza del fatto che l’Italia ha, rispetto agli altri Paesi, il numero più basso degli impiegati nella ricerca.

Il terzo indice normalizzato è l’indice di Hirsch per impiegato/a nella ricerca (il valore è stato moltiplicato per 1000 per renderlo più leggibile; colonna 4 della Tabella B): questo indice varia tra 1.63 e 7.24. Il Regno Unito si posiziona terzo, con 4.92, dopo il Canada e l’Italia.

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Da questi indici possiamo concludere che, in confronto ai Paesi del G7:

– In termini di percentuale di GDP investito in ricerca, il Regno Unito investe poco più dell’Italia, e si posiziona quarto, dopo USA, la Germania o il Giappone;

– In termini di percentuale della forza lavoro impiegata nella ricerca, il Regno Unito si posiziona come quarto dei Paesi del G7, dopo la Francia, la Germania e USA;

– In termini di produzione di documenti citabili per persona impiegata nella ricerca, il Regno Unito si posiziona al terzo posto, dopo Italia e Canada;

– In termini di qualità e rilevanza dei documenti scientifici prodotti, misurata dall’indice di Hirsch per impiegato nella ricerca, il Regno Unito si posiziona al terzo posto, dopo il Canada e l’Italia.

Passiamo ora ad analizzare l’offerta educativa delle università del Regno Unito, e confrontiamola come l’offerta delle università degli altri Paesi del Mondo. Per dare un’idea generale della qualità dell’offerta educativa universitaria, senza andare a guardare il dettaglio dei singoli dipartimenti, possiamo utilizzando come indici i valori complessi delle università riportati nel 2022 da ‘The Times Higher Education (THE) World Ranking’ e dal ‘Quacquarelli Symons (QS) World Ranking’.

Rispetto a THE-2022, Oxford University risulta al 1° posto, Cambridge University al 5° posto, ed Imperial College London al 12° posto (le altre 9 università che occupano le prime 12 posizioni sono americane). Rispetto a QS-2022, Oxford risulta al 2° posto, Cambridge al 3°, Imperial College Londra al 7° posto, e University College London all’8° posto. Se guardiamo al numero di università che vengono elencate tra le prime 50 nei due elenchi del 2022, il Regno Unito risulta il secondo Paese con 8 università (Oxford, Cambridge, Imperial College London, University College London, Edinburgh University, Manchester, King’s College London, e London School of Economics), preceduto solo da USA (con 20 università).

Il Regno Unito ospita le sedi di due delle sei ‘European Coordinate Organizations’:

‘European Centre for Medium-Range Weather Forecasts’ (ECMWF), il leader mondiale nel campo delle previsioni meteorologiche;

‘European Space Agency’ (ESA), l’Agenzia Spaziale Europea.

Il Regno Unito ospita centri di ricerca e laboratori di grande prestigio, tra cui:

– Il Joint European Thorus and Culham Center for Fusion di biologia;

– Il ‘Joint European Thorus and Culham Center for Fusion’, sulla fusione nucleare;

– Il ‘Laboratory for Molecular Cell Biology’, dove si studia la biologia delle cellule e dei tessuti;

– ‘ISIS muon and neutron source laboratory’, cove si studia la struttura della materia;

– ‘Diamond Light Source’, il sincrotrone del Regno Unito;

– ‘Central Laser Facility’, dove tecniche laser vengono utilizzare per ricerche in vari settori, tra cui lo studio della struttura della materia, la chimica e la biologia;

– Il ‘National Nuclear Laboratory’, dove si studia la fisica nucleare.

Si rimanda al sito di UK Research and Innovation (UKRI) per una lista completa delle organizzazioni di ricerca approvate dal governo.

Un’indagine del Parlamento del Regno Unito, indica che nel 2018 indicano il 55% degli investimenti in ricerca e sviluppo vengono dal settore privato. I finanziamenti del settore pubblico rappresentano circa il 26%, mentre il rimanente 14% viene da investimenti esteri. La strategia di sviluppo del governo prevede che la percentuale di spesa in ricerca e sviluppo cresca fino a raggiungere il 2.4% l’anno entro il 2027, e che quindi continui a crescere fino a raggiungere il 3% nel lungo termine. A causa della pandemia COVID, non è chiaro se e quando questi livelli di investimenti verranno raggiunti.

E’ difficile dare un numero preciso di scienziati/e italiani/e che lavorano nel Regno Unito. L’ultima stima disponibile, basata su un lavoro coordinato dall’Ambasciata d’Italia a Londra del 2018, parla di circa 6,000 italiane/i impiegate/i in università del Regno Unito, un terzo dei/delle quali lavora presso enti basati a Londra. Dati del 2017 indicano circa 350 italiani/e impiegati/e a University College London, e circa 250 a King’s College London, 240 a Oxford University, 230 a Imperial College e 210 a Cambridge University. Seguono Manchester University, con circa 140 impiegati/e, Queen Mary University London con circa 135, London School of Economics con 125, Edinburgh University con 115, e quindi le altre università.

Un rapporto della Royal Society di Londra del 2015 riporta che circa il 28% degli/delle accademici/che che lavorano nelle università UK sono stranieri (16% vengono dall’Europa, ed il 12% da altri paesi). Per capire con quali Paesi lavorino principalmente le/gli accademiche/ci del Regno Unito, è interessante riportare la percentuale della produzione scientifica che ha come co-autrici/ori accademiche/ci stranieri. Il rapporto della Royal Society dice che nel periodo 2005-2014, circa il 12% delle pubblicazioni sono state fatte con collaboratori americani, il 6% con collaboratori tedeschi, il 4.3% con collaboratori francesi, ed il 3.7% con collaboratori italiani. Questo, ed altri indici riportati in questo rapporto, indicano che l’Italia è uno dei Paesi con cui le/gli accademiche/ci del Regno Unito ha più collaborazioni.

E” difficile anche stimare il numero di accordi bilaterali o ‘Memorandum of Understanding’ che esistono oggi tra istituti di ricerca ed università del Regno Unito ed Italiane. Citiamo che sono in corso anche accordi bilaterali di collaborazione tra le Royal Societies (britannica e scozzese) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) italiano (CNR International Exchange Award) per progetti di mobilità di ricercatori tra i due paesi.

Concludiamo questa scheda riportando altri 5 indici globali del Regno Unito da World Intellectual Property Organization; Scimago Journal and Country Ranking

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UNIVERSITA’ E RICERCA

Nel Regno Unito, la gran parte della ricerca scientifica e accademica si svolge all’interno delle università, fatta eccezione per alcuni istituti indipendenti, come il Francis Crick Institute e l’MRC Laboratory of Molecular Biology (LMB), che rimangono comunque in stretti rapporti con le istituzioni universitarie.

La ricerca in UK ha inoltre un doppio canale di finanziamento:

· Finanziamento ex post, gestito dal Research Excellence Framework (REF) e dal nuovo Teaching Excellence Framework (TEF) – quest’ultimo ancora in via di sperimentazione – che ha come obiettivo quello di premiare la performance delle istituzioni di ricerca sulla base delle ricerche fatte e del loro impatto, e sulla base della qualità dell’insegnamento.

· Finanziamento ex ante, gestito dai Research Councils e assegnato sulla base di specifici progetti di ricerca a singoli ricercatori.

Teaching Excellence Framework (TEF)

Il TEF è un nuovo sistema introdotto dal governo per riconoscere e premiare l’eccellenza delle università nel campo dell’insegnamento undergraduate e per fornire agli studenti informazioni utili e chiare su questo settore dell’alta formazione. L’obiettivo del TEF è di fornire agli atenei incentivi sia reputazionali che finanziari. Infatti possedere un alto rating implica non solo attirare più studenti (occorre considerare che il governo ha eliminato il tetto massimo di candidati che queste istituzioni possono ammettere) ma anche avere la possibilità di mantenere il livello delle tasse universitarie in linea con l’inflazione.

La partecipazione al TEF avviene su base volontaria e i partecipanti ricevono una ‘medaglia’ d’oro, argento o bronzo che riflette la qualità del loro insegnamento e l’ambiente di apprendimento, oltre che i risultati dei loro studenti.

Per quanto riguarda le tasse universitarie, il TEF ha suscitato numerose controversie: l’Unione Nazionale degli Studenti del Regno Unito è infatti impegnata in una campagna che combatte il provvedimento per cui le università possano aumentare le rette in base al loro punteggio nel TEF e sta incoraggiando gli studenti a boicottare la National Student Survey, utilizzata come uno dei tre parametri sulla base dei quali verrà calcolato tale punteggio.

Research Excellence Framework (REF)

Il Teaching Excellence Framework viene affiancato al già esistente REF, per valutare e premiare le diverse istituzioni sulla base della ricerca scientifica da loro prodotta. In base alla qualità del loro lavoro, queste istituzioni ricevono finanziamenti per la durata di sei anni. Una review sul funzionamento e gli obiettivi del REF è stata pubblicata nel luglio 2016 da Lord Nicholas Stern e si può trovare qui.

ACCORDI BILATERALI IN CORSO

Attualmente è in corso una collaborazione tra la Royal Society – un’ accademia scientifica indipendente del Regno Unito e del Commonwealth – e il Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR) che ha portato alla creazione di un nuovo grant, il Royal Society – CNR International Exchanges Award. Questo mette a disposizione fino a £12.000 per progetti della durata di 2 anni, che coprono costi di viaggio e sussistenza, inclusi un massimo di £2.000 per spese di ricerca. Per informazioni su come accedervi, fare riferimento al link indicato sopra. Il CNR e l’Accademia Nazionale dei Lincei hanno inoltre attivato diverso accordi bilaterali con l’accademia scientifica e letteraria della Scozia, la Royal Society of Edinburgh.