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L’Italia e la BERS

LA BERS: ORIGINE E MANDATO

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) è una IFI-Istituzione Finanziaria Internazionale (MDB, Banca Multilaterale di Sviluppo) costituita nel 1991 per “favorire la transizione verso l’economia di mercato e promuovere l’iniziativa privata e imprenditoriale nei paesi dell’Europa centrale e orientale, impegnati ad applicare i principi della democrazia multipartitica, del pluralismo e dell’economia di mercato” (Art. 1 dello Statuto). Ha svolto un ruolo fondamentale, acquisendo nel contempo una expertise unica, nel favorire la trasformazione economica e sociale dei paesi d’operazione, investendo, dalla sua costituzione, oltre €150 miliardi in più di 6,000 progetti.

Attualmente la BERS conta oltre 73 azionisti (negli ultimi anni si sono aggiunti San Marino, Libia, Algeria e Emirati arabi uniti), tra cui l’Unione Europea e la Banca Europea per gli Investimenti. È in corso l’adesione dell’Iraq. La Banca opera in 38 paesi, tra cui, su base temporanea (rispettivamente dal 2014 e dal 2016), in Cipro e in Grecia e, a seguito della crisi pandemica, in Repubblica ceca, tornata tra i paesi d’operazione dopo essere stato l’unico paese nella storia della BERS a essersi “graduato”. Dal luglio 2014 la Banca aveva sospeso ogni nuovo progetto di investimento in Russia, a seguito di un indirizzo dei principali azionisti occidentali, pur conservando nel paese attività di contatto con i clienti esistenti e di gestione del portafoglio pregresso (fino a aprile 2022).

Per la realizzazione del proprio mandato la Banca, intervenendo anche in collaborazione con altre banche multilaterali, agisce secondo un modello project-based, e demand-driven, fornendo finanziamenti per progetti o investimenti, concedendo prestiti e garanzie e acquisendo partecipazioni in capitale di rischio.

La BERS opera secondo modelli di natura commerciale: i prestiti sono concessi a tassi di interesse di mercato (molto vantaggiosi, godendo la banca della tripla A dalle principali agenzie di rating) e uno dei principi generali che governano tutte le operazioni è il sound banking; gli altri due principi sono il sostegno alla transizione (il passaggio da economie statali a sistemi economici di mercato) e l’addizionalità (l’intervento della Banca non deve sostituirsi al possibile intervento dei privati). La valutazione dell’impatto di transizione viene condotta applicando sei parametri (“qualità di transizione”, regolarmente aggiornati in ragione dei mutamenti macro-economici e politici su vasta scala): concorrenza, qualità della governance, inclusività, sostenibilità ambientale, resilienza, integrazione (coerentemente agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile approvati dalle Nazioni Unite nel 2015 e l’Agenda 2030).

Le operazioni della Banca sono inoltre affiancate a interventi specifici finanziati con importanti fondi a dono (grants) che ne potenziano gli effetti. Sono circa 50 gli attuali donatori (sia bilaterali che multilaterali – ivi inclusi governi, altre istituzioni finanziarie internazionali, altri partner anche privati). La BERS può contare anche su un fondo proprio (Shareholder Special Fund), ovvero una quota annuale che deriva dagli utili complessivi sul bilancio della BERS. Altri strumenti utilizzati sono capex grants, concessional lending, programmi di assistenza tecnica. In crescita anche il ricorso a forme di garanzie; mentre è continua l’innovazione quanto a strumenti finanziari potenzialmente utilizzabili e il focus sulla smobilitazione degli investimenti privati (accordi sindacato o altro).

L’assistenza della BERS a sostegno del processo di transizione economica è condizionata all’esistenza, nei paesi di operazione, di regimi democratici e pluralismo politico (art.1). La verifica dell’adesione a tali principi è parte integrante delle operazioni della BERS.

Lo Statuto BERS prevede inoltre che la Banca dia precedenza alle operazioni con il settore privato e a interventi che, anche qualora condotti con attori pubblici, abbiano come finalità il crowding-in della finanza privata, una caratteristica che la rende unica nel panorama delle banche multilaterali di sviluppo. Nell’arco di pochi anni la BERS è anche diventata leader in materia di finanziamento alla sostenibilità ambientale (oltre il 40% delle nuove linee di finanziamento sono in progetti cosiddetti “green” e nell’ambito dell’attuale Piano strategico 2021-2025 si punta a una quota del 50%) e in finanziamenti in valute locali, che aumentano la resilienza dei creditori.

La BERS affianca alle operazioni di investimento i progetti di policy engagement e capacity building e, tramite i fondi erogati a dono, conduce attività di assistenza tecnica. La Banca fa inoltre grande ricorso alle conoscenze e agli esperti locali attraverso i suoi oltre 50 uffici regionali.

Con il passare degli anni, la BERS si è progressivamente trasformata in una banca di sviluppo multiregionale, conservando un cuore europeo ma estendendosi operativamente su tre continenti e con un azionariato di fatto globale. L’area di operazione si è andata progressivamente estendendo dai paesi centro-europei, dell’Europa baltica e orientale, ai paesi dell’ex Confederazione degli Stati Indipendenti e al Centro Asia. Nel processo seguito agli eventi delle cosiddette Primavere Arabe, tradottosi nel sostegno espresso dai Capi di Stato e di Governo del G8 – Italia in testa – riuniti a Deauville nel maggio 2011, la Banca ha allargato il proprio mandato geografico verso i paesi del Mediterraneo sud-orientale (SEMED).

Gli Annual Meetings (la riunione annuale dei Governatori che si riunisce per approvare il bilancio, i conti finanziari e le principali decisioni sulla vita della Banca) si sono svolti nel 2017 a Cipro (furono consolidati i piani strategici di attività e investimenti crescenti con focus su sostenibilità ambientale e potenziamento del dialogo politico); nel 2018 in Giordania (la prima volta in un paese di tale area; in tale circostanza fu deciso di continuare a guardare con interesse a una ulteriore espansione dei paesi SEMED) e nel 2019 a Sarajevo (in cui fu riconfermata la priorità dei Balcani e inquadrato il lavoro per la definizione del documento di programmazione strategica Strategic Capital Framework per il periodo 2021-2025).

I primi Annual Meetings dell’epoca pandemica si sono tenuti, in modalità da remoto, a ottobre 2020. In tale circostanza è stata eletta alla Presidenza la francese Odile Renaud-Basso, in sostituzione del britannico Sir Suma Chakrabarti (già confermato per un secondo mandato nel 2016)ed è stato varatoil piano strategico (Strategic Capital Framework 2021-2025) che enuclea cinque linee di azione: a) rafforzamento delle politiche di investimento negli attuali paesi di operazione al fine di massimizzare il cosiddetto impatto di transizione; b) preparativi per un possibile ampliamento in nuovi paesi dell’area del Mediterraneo Medio Oriente, regione già inclusa nell’attuale ambito geografico di operatività della Banca; c) valutare l’opportunità di aumentate le riserve oltre gli attuali requisiti prudenziali, in funzione anticiclica; d) analizzare potenziali opzioni per un’espansione in nuovi paesi di operazione oltre l’attuale mandato geografico, segnatamente in taluni selezionati paesi dell’Africa o di altre regioni; e) esaminare l’eventuale opzione di restituire capitale agli azionisti.

I risultati economico-finanziari a fine 2020, uno dei frangenti forse più difficili nella storia della Banca per l’impatto economico e sociale della pandemia, ha fatto registrare un record di investimenti (oltre €11 miliardi) in 411 progetti, più del 10% rispetto all’esercizio precedente) e un rafforzamento dei programmi di assistenza per cooperazione tecnica.

Gli Annual Meetings del 2021 (anno in cui la BERS ha anche celebrato il suo Trentennale), tenutisi nuovamente in remoto a luglio dello scorso anno, hanno confermato la resilienza e i risultati di una istituzione in buona salute, pronta ad affrontare le sfide della ricostruzione post-Covid e del consolidamento dei progressi di transizione nei paesi in cui opera. Premiata soprattutto la capacità che ci è stata di reagire prontamente all’emergenza sanitaria (con due pacchetti di misure di aiuti approvati nelle prime settimane della crisi) e di riprendere con energia e fiducia, dopo lo shock iniziale (e con nuovi metodi di lavoro a distanza per la totalità del personale), le attività d’investimento. Altri temi cardini dell’incontro sono stati il sostegno alla ripresa, ma su una chiave sempre più green e sostenibile (“build back better”), con l’allineamento all’Accordo di Parigi sul clima (la Bers intende bruciare le tappe e rendere effettivo l’allineamento entro il 21.12.22) e il rafforzamento della strategia energetica. Altri temi centrali sono stati la digitalizzazione e l’innovazione, l’aumento della componente in equity, un rafforzato sostengo alle PMI e alla cooperazione tecnica. Il giro di nomine nel corso dell’anno ha invece avuto come effetto quello di ridurre sostanzialmente il numero di connazionali nelle posizioni apicali.

Il 2021 la Banca ha registrato una performance spettacolare su tutti gli indicatori finanziari e operativi: 10.4 miliardi di euro investimenti e un esercizio che si è chiuso con profitti record per 2.5 miliardi, grazie a una attività economica generale trascinata dalla ripresa post-Covid. È anche tornata a crescere la quota di progetti green (oltre uno storico 50%) e si sono registrati avanzamenti importanti sui temi della parità di genere e della digitalizzazione, fino all’ingresso di due nuovi azionisti (Emirati Arabi Uniti e Algeria).

Nel 2022, con l’aggressione russa all’Ucraina, il bilancio ha invece virato rapidamente in negativo e i conti per il primo trimestre dell’attuale esercizio finanziario fanno registrare perdite per quasi due miliardi e mezzo di euro. Si tratta della peggiore performance dalla fondazione della Banca, da attribuire primariamente alle svalutazioni delle partecipazioni (in particolare in Russia, Bielorussia e nella stessa Ucraina), ai movimenti avversi sui mercati e nelle valute, agli aumenti delle provvigioni in vista delle perdite sul portafoglio creditizio. Le attese per il resto dell’anno sono tutt’altro che rosee, sia per gli effetti recessivi diretti sull’economia ucraina e paesi limitrofi, che per quelli indiretti a causa dell’aumento generale dei prezzi.

Con il conflitto ucraino si è aperto con uno scenario assolutamente inedito (l’Ucraina era uno dei paesi in cui la BERS investe maggiormente: cumulativamente dall’istituzione, €17 miliardi in 500 progetti), alterando profondamente il programma strategico per i prossimi anni. Solo dopo poche settimane dall’inizio delle ostilità (fine marzo), i Governatori hanno decretato, in una risoluzione senza precedenti, la sospensione di ogni tipo di attività nella Federazione russa e Bielorussia e la progressiva liquidazione dei relativi portafogli di attività nei due paesi (chiudendo contestualmente gli uffici presenti in quei territori).

L’escalation militare e i danni ingentissimi all’economia e alle infrastrutture dell’Ucraina hanno spinto subito a una piena mobilitazione a soccorso dell’economia ucraina. Il primo pacchetto di misure per un miliardo di euro è stato approvato il 9 marzo, con l’obiettivo di portare immediato sostegno a persone e aziende del paese. Il primo miliardo è stato portato a 2 già ad inizio di aprile; e a queste risorse si aggiunge uno sforzo straordinario per aumentare i fondi a dono, sia rimodulando alcune linee di finanziamento esistenti (incluse quelle precedentemente destinate a Russia e Bielorussia; il Fondo Speciale degli Azionisti; e le risorse accantonate per il programma di Post-Graduation) che impegnandosi con la raccolta di risorse ex novo.

Il conflitto in Ucraina ha monopolizzato i trentunesimi Annual Meetings (i primi in presenza dall’inizio della pandemia) ospitati a maggio a Marrakech. La riunione è stato il momento in cui i Governatori, condannando senza tentennamenti l’aggressione russa e reiterando la solidarietà ai popoli colpiti, hanno sancito la parziale ridefinizione dell’indirizzo strategico della Banca, mobilizzando risorse e sforzi per far fronte a quella che rappresenta la maggiore minaccia nella storia della BERS. Una delle due principali risoluzioni approvate contiene un chiaro segnale di sostegno al bilancio della Banca. Da una parte c’è l’impegno a tutelare la solidità patrimoniale della BERS con modalità da definire più avanti, ovvero con un mandato esplorativo sulle opzioni che consentano di rafforzare la capacità finanziaria e mantenere la Tripla A. Dall’altra ci si attiva per la raccolta di aggiuntivi fondi a dono (a garanzia almeno della metà del miliardo di euro stanziato per il 2022) ed evitare così una crescita eccessiva delle attività operative rispetto ai requisiti minimi di capitale. Nell’ambito della Ukraine Response Platform della EBRD, la Banca sta quindi re-indirizzando i vari strumenti a done e ulteriori risorse esterne in un neo EBRD Crisis Response Fund, che si pone appunto come veicolo principale per mobilizzare il segno dei donatori per co-finanziamenti, garanzie, partecipazioni di re-rischio, ecc.

Dagli incontri di Marrakesh esce un sostegno quasi unanime alla Banca sul dossier ucraino, senza perdere traccia gli altri obiettivi perseguiti nell’attuale ciclo strategico (2021- 25) per preservare e accelerare la transizione economica dei paesi d’operazione e massimizzare il sostegno nei i tre pilastri della de-carbonizzazione, dell’uguaglianza e parità di genere e della digitalizzazione.

Quanto alla possibile espansione all’Africa Subsahariana e all’Iraq, nel 2020 era stato approvato, in principio, l’intento strategico per una espansione limitata e incrementale e nel 2021 erano stati identificati i temi da approfondire prima di dare l’OK definitivo (le implicazioni sotto il profilo dei rischi; i requisiti di capitale, di budget e governance; la modalità per la modifica dell’articolo 1 dello Statuto; il cosiddetto valore aggiunto di tale allargamento). Tali analisi hanno avuto esisti positivi e hanno decretato che la BERS è pronta a cominciare a lavorare in questi nuovi paesi. Il conflitto ucraino è giunto proprio nella parte finale di tale processo e a Marrakech non è stato possibile portare a termine la missione. I Governatori hanno approvato in linea di principio l’espansione geografica, ma hanno rimandato la decisione finale al prossimo anno, condizionandola alla verifica dell’impatto del conflitto ucraino sulle capacità finanziarie della Banca e sulla solidità patrimoniale necessaria al mantenimento della Tripla A. L’appuntamento, in questo caso, è agli Annual Meeting del 2023 in programma a Samarcanda.

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IL RUOLO DELL’ITALIA

L’Italia è paese fondatore della BERS. Oltre a essere rilevante azionista con una quota pari all’8,52 per cento (dopo gli USA, l’Italia rientra nel gruppo dei maggiori azionisti assieme a Germania, Francia, Regno Unito e Giappone), l’Italia è anche un importante donatore della Banca. Contribuisce infatti alle operazioni della BERS anche tramite il sostegno ai Technical Cooperation Funds Programme (TCFP). Si tratta, nello specifico, dell’Italian Technical Cooperation Fund (per la cooperazione tecnica) e l’Italian Investment Cooperation Fund (co-investimenti, ma di fatto prevalentemente garanzie), entrambi di competenza del Ministero Economia e Finanza. Dall’istituzione della Banca, tali fondi hanno raggiunto un volume complessivo di più di €133 milioni, ai quali vanno aggiunti i contributi per le iniziative lanciate nel tempo dal G7 per la sicurezza nucleare (Nuclear Safety Account e Chernobyl Shelter Fund pari a €102 milioni) e quelli del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nell’ambito del Fondo per la Central European Initiative (di cui l’Italia è l’unico donatore).

PERSONALE ITALIANO

Su un totale di circa 2119 impiegati a tempo indeterminato (vi sono poi 512 staff di supporto e circa 1600 consulenti o professionisti), gli italiani sono circa 80.