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Ufficio dell’Addetto Agroalimentare

L’Ufficio economico collabora con l’Ufficio dell’Addetto agroalimentare dell’Ambasciata realizzando attività finalizzate alla promozione delle esportazioni e tutela dei prodotti agroalimentari, monitoraggio della normativa locale, azioni di sostegno al collegamento tra istituzioni, produzione e università sulle questioni relative alla politica agricola, sicurezza alimentare e sostenibilità.

REGNO UNITO – COMMERCIO CON L’ESTERO DI PRODOTTI AGROALIMENTARI, BEVANDE E TABACCO – 2024

Aggiornamento 28/02/2025

Il saldo della bilancia commerciale per l’aggregato agroalimentari, bevande e tabacco del Regno Unito mostra, nel 2024, un deficit di quasi 40 miliardi di sterline e un ulteriore deterioramento di circa il 7%, rispetto all’anno precedente (Fonte His Majesty Revenue & Customs – HMRC). Il Regno Unito si conferma un importatore netto di prodotti agroalimentari e, in accordo ai dati dell’ultimo UK Food Security Report (dicembre 2024), il grado di autosufficienza alimentare è pari al 62% per tutto l’aggregato e al 75% per il cibo “indigeno[1]”. Il Paese resta molto dipendente dall’estero per il consumo di ortofrutta e prodotti ittici.

ESPORTAZIONI – Le esportazioni di prodotti agroalimentari hanno superato i 25 miliardi di sterline nel 2024, con un lieve incremento (+0,6%) su base annua, sia verso il mercato dell’Unione Europea che del resto del mondo. L’UE assorbe il 57% delle esportazioni britanniche per l’intero aggregato. Il principale partner commerciale del Regno Unito, dal lato dell’export, resta l’Irlanda, con una quota in valore prossima al 18%, seguita da Francia (12%), Stati Uniti (11%) e Paesi Bassi (7%). L’Italia, in decima posizione, assorbe una quota del 2% dell’export britannico nella categoria, pari a 523 milioni di sterline, con un +7% su base annua. In forte flessione l’export verso i Paesi Bassi (-10%), la Spagna (-18%) e la Cina (-7%), tra i principali mercati di sbocco. Tabella 1: Regno Unito esportazioni 2024

Il prodotto più esportato dal Regno Unito è, in valore, il whisky, che da solo conta per il 22% dell’export dell’intera categoria, seguono il salmone, il formaggio, la cioccolata, il latte e grassi del latte, le bevande analcooliche, le carni bovine, i cereali da colazione, la carne ovina, i prodotti ittici.

Il 36% dell’export britannico verso l’Italia riguarda le bevande alcoliche, segnatamente whisky e gin, ciascuna con il 12%, seguiti, in ordine di importanza, dai prodotti lattiero caseari (14%), in particolare le due voci burro e altri grassi del latte (7%) e formaggi (5%). Consistenti i nostri acquisti dal Regno Unito di cereali e derivati (9%) e carni, sia fresche che trasformate (9%), soprattutto carni bovine (5%) e ovine (5%), seguite dai prodotti ittici (7%), soprattutto crostacei e molluschi. Da segnalare il calo in valore nell’ultimo anno dell’export verso l’Italia di bevande alcoliche, carne ovina, prodotti ittici e derivati dei cereali, a fronte di un aumento del 7% dell’aggregato nel suo insieme. Dal punto di vista dei volumi importati, le bevande alcoliche segnano invece un +12%, spiegato dall’incremento degli acquisti di birra, rhum e altre bevande spiritose in contrasto con il forte calo dei tradizionali Whisky e gin.

IMPORTAZIONI – Le importazioni del Regno Unito di tutto l’aggregato agroalimentare, comprensivo di bevande e tabacco, hanno fatto registrare un incremento del 5% su base annua, attestandosi su 65 miliardi di sterline. Tabella 2: Regno Unito importazioni 2024

L’Unione Europea è il principale fornitore di prodotti agri-food, coprendo il 71% della domanda estera, pari a oltre 46 miliardi di sterline, in ulteriore aumento del 4% rispetto al 2023. Guardando ai singoli paesi membri, i Paesi Bassi sono il principale fornitore del Regno Unito, con una quota del 12%, seguiti da Francia (10%), Irlanda (9%) e Belgio (8%). L’Italia, in settima posizione, copre oltre il 6% dell’import britannico.

Le importazioni dai mercati non-UE, pari a 19 miliardi di sterline, hanno registrato un aumento del 7% e vedono in testa gli Stati Uniti, seguiti da Cina, Brasile e Tailandia. La politica estera del Regno Unito ha inteso favorire l’incremento delle importazioni da altri Paesi anche grazie alla stipula di numerosi accordi commerciali i cui effetti continueranno a manifestarsi man mano che le clausole favorevoli verranno implementate.

I prodotti più importati, sempre in valore, sono i prodotti ortofrutticoli freschi e trasformati, che incidono sull’import complessivo per il 22%, le carni fresche e trasformate, con oltre il 13%, le bevande, con quasi il 12%, di cui il vino rappresenta una quota importante, i cereali e derivati, con quasi l’11% (in particolare i prodotti da forno, ad esempio pane, torte ecc.), i formaggi, il caffe’, cacao e derivati, i prodotti ittici, i mangimi per animali. Aumenti diffusi dei flussi di importazione in valore per quasi tutte le principali categorie di prodotto, con poche eccezioni come le bevande.

Anche dal lato delle quantità importate, le principali categorie di prodotto segnano un aumento nell’ultimo anno, salvo poche eccezioni quali gli ortofrutticoli (-5%), i cereali e derivati (-3%), di cui solo la pasta mantiene stabili i flussi di vendita, i vini (-5%), gli oli di oliva (-9%), il cacao e altre spezie (-8%) e i prodotti ittici (-6%).

L’Italia ha esportato verso il Regno Unito oltre 4 miliardi di sterline di prodotti agro-alimentari, bevande e tabacco nel 2024, facendo registrare un aumento del 2%, rispetto all’anno precedente. Al primo posto le bevande alcoliche con una quota sul totale del 26%, di cui il solo vino rappresenta il 18%. Seguono gli ortofrutticoli (19,5%), i cereali trasformati, i lattiero caseari. Tabella 3: Italia esportazioni agroalimentari verso Regno Unito 2024

Guardando ai principali prodotti importati dal Regno Unito ed al ranking dei principali fornitori, la Spagna è il principale fornitore di ortofrutticoli, freschi e trasformati, seguita dai Paesi Bassi e dal Belgio. L’Italia si colloca in quarta posizione, sia in volume che in valore. Tabella 4: Regno Unito ranking fornitori agroalimentari

L’Italia è il primo fornitore in volume di pomodori freschi e trasformati, mentre è preceduta dai Paesi Bassi in termini di valore. Siamo, inoltre, primo fornitore assoluto per la pasta, garantendo il 53% degli approvvigionamenti del Regno Unito in volume ed il 41% in valore.

Per le esportazioni di vino, l’Italia assicura circa il 19% degli approvvigionamenti del Regno Unito, sia in volume che in valore, collocandosi, rispettivamente, in prima e seconda posizione. Tuttavia, si registra un ulteriore calo dei volumi venduti anche nel 2024 rispetto al 2023, in controtendenza con l’aumento per la categoria (+2%).

L’Italia è il secondo esportatore in valore per i formaggi, preceduta dall’Irlanda e seguita dalla Francia. Guardando ai volumi dell’export di prodotti caseari, il ranking vede l’Italia in quinta posizione, dopo Irlanda, Francia, Danimarca e Germania. Il 2024 fa registrare un aumento dell’export in volume di caseari del 7% rispetto al 2023.

Per la categoria degli oli di oliva, l’Italia segue la Spagna, collocandosi in seconda posizione, sia in valore che in volume, mostrando rispettivamente un incremento del 9% nell’ultimo anno, ed un ulteriore vistoso calo del 17%.

 

[1] Si intende l’insieme di quegli alimenti che potrebbero essere coltivati o prodotti nel Regno Unito. Sono ad es. esclusi i frutti tropicali.

Outlook agroalimentare Regno Unito 2023

Outlook agroalimentare Regno Unito 2022